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martedì 27 aprile 2010

La burocrazia fiscale

L'iniquità della dichiarazione dei redditi è anche formale

Che il popolo a reddito fisso paghi le tasse con una assiduità sconosciuta al mondo imprenditoriale, statisticamente parlando, è cosa ormai nota.
E’ altrettanto risaputo che i rapporti con l’amministrazione finanziaria italiana non siano semplici per nessuno, nemmeno per coloro che le imposte intendano effettivamente pagarle, più o meno volentieri.
Per questo motivo è stato progettato il famoso Modello 730, un modulo per semplificare le cose, almeno nelle intenzioni, al mondo del lavoro dipendente alle prese con l’annuale dichiarazione dei redditi, un modello nato per evitare ai travet e ai pensionati di effettuare calcoli complicati, permettendo loro di ricevere rapidamente eventuali rimborsi. Una sorta di corsia preferenziale per il lavoratore a reddito fisso, insomma, ma è davvero così?



E’ vero che ai calcoli ci pensa il CAF o il sostituto d’imposta, a spese della collettività, ma il contribuente deve prima fornire il modello pre-compilato e se ha bisogno di aiuto per la compilazione, allora deve pagare il CAF (poco, è vero, ma anche quel poco su una pensione o su certi stipendi “pesa”, eccome). Non è previsto nessun aiuto di tipo informatico per questa operazione.

Chi utilizza il Modello Unico, invece, sia che pensi a tutto da sé, sia che affidi tutto ad un commercialista, può avvalersi di un valido programma per la compilazione assistita (on line o sul proprio PC), messo a disposizione gratuitamente dall'Amministrazione finanziaria.

Questo programma , non si limita ad effettuare i calcoli e ad impedire l’inserimento di dati incongruenti, ma è in grado anche di “ricordare” le dichiarazioni precedenti e di richiamarne i dati ripetitivi nella dichiarazione in corso di compilazione.

A questo punto c’è da chiedersi: perché non è stato previsto un analogo ausilio anche per il mod. 730?
Perché ogni anno lavoratori e pensionati devono affrontare ex novo la compilazione manuale del mod. 730, senza poter utilizzare un programma che sia in grado di recuperare i dati ripetitivi già denunciati?
E soprattutto, perché è necessario ripetere ogni anno una serie di informazioni che l’Amministrazione già conosce?

La maggior parte di questi dati, infatti, sono già in possesso dell’Amministrazione. E’ vero che il contribuente deve confermarne la persistente validità, ma perché, per farlo, deve affrontare da zero e manualmente la fatica della precompilazione del modello, quando potrebbe limitarsi a rispondere con dei semplici sì o no a domande specifiche su ciascuno degli elementi già noti?

Basterebbe che il sostituto d’imposta, o il CAF al quale è stata consegnata la precedente dichiarazione, fornissero assieme al CUD una sorta di questionario precompilato con i dati già posseduti: dati anagrafici, codice fiscale, situazione familiare, redditi da fabbricati e da terreni, redditi da lavoro dipendente (quelli del CUD), spese per le quali è stata richiesta la rateizzazione della detrazione del 36%, ecc.
Basterebbe tracciare un sì o un no accanto a ciascun punto per confermare i dati o per comunicare eventuali modifiche, da dettagliare in spazi appositi, ovvero aggiungere gli altri dati mancanti, come ad esempio l’ammontare delle spese sanitarie sostenute. Nella maggior parte dei casi le dichiarazioni dei redditi da lavoro dipendente sono così.

Sarebbe sicuramente possibile predisporre dei moduli con i dati ripetitivi già inseriti, che risultino semplici da maneggiare anche per la maggior parte dei pensionati, senza costringerli a pagare un CAF anche per la precompilazione di un mod. 730 particolarmente elementare.

Se fosse possibile utilizzare un programma per la precompilazione assistita del mod. 730, inoltre, si potrebbero praticamente annientare le code davanti ai sostituti d’imposta per la consegna manuale dei moduli, perché si potrebbe spedirli per posta o addirittura via e-mail, il tutto all’insegna di una autentica semplificazione.
E magari anche all’insegna della parità di trattamento tra chi di redditi ne ha da dichiarare tanti, ma può anche non preoccuparsene perché a farlo ci pensa il commercialista, e chi invece ha soltanto la pensione propria e del coniuge, la casa in cui abita, forse anche la vecchia casa al paesello, tante spese sanitarie da detrarre ed infine il vero e proprio rompicapo delle rate in cui ripartire la detrazione del 36% per le spese sostenute per la ristrutturazione del condominio in cui si trova il proprio appartamento.

Sarebbe bello, certo, se qualcuno desse retta agli impiegati che di soluzioni per semplificare ne avrebbero da suggerire, però in questo caso verrebbe a mancare ai CAF una parte non piccola di guadagno, per cui è improbabile che si arrivi a questo traguardo, e non certo per colpa di chi nell’amministrazione pubblica ci lavora.

Eppure la gente continua ad inveire contro la burocrazia prendendosela con gli impiegati, accusandoli di cialtroneria, anziché su chi dirige e amministra questo fantastico circo dell’assurdo e dell’ingiusto, in cui gli impiegati sono soltanto le prime di tante vittime, insieme a tutti quelli che, come loro, subiscono senza potersi difendere.

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