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mercoledì 11 luglio 2012

Chiamiamoli "Plus", Eurobond "Plus"

Quando si tratta di debiti, è naturale che nessuno voglia accollarsi quelli degli altri, tanto più se il debitore pare avere le mani bucate. In sintesi è questo il motivo principale per l'ostracismo dei Paesi del Nord Europa, e della Germania in particolare, nei confronti dei cosiddetti Eurobond, intesi quali veri e propri titoli di debito pubblico comunitario, destinati a sovvenzionare i risultati negativi di "avventate" politiche economiche nazionali.

Negli ultimi tempi i rappresentanti dei singoli Stati della Comunità Europea si sono dati molto da fare per accordarsi su strumenti condivisi di "salvataggio" dei Paesi più indebitati, stando molto attenti, però, a non rimanere direttamente coinvolti nelle situazioni debitorie altrui.

Al tempo stesso si fa un gran parlare  di affiancare il risanamento dei bilanci ad adeguate misure destinate alla crescita, senza le quali rischiamo di veder precipitare  la nostra vecchia Europa verso una povertà totale.

Le misure destinate alla crescita, però, presuppongono investimenti, che nessuno Stato europeo seriamente indebitato (e non soltanto il nostro) può permettersi di fare, indaffarato com'è a tagliare ovunque spese per pagare interessi sempre più esosi (ma sì, diciamo pure da usurai!) per i propri titoli del debito pubblico.

Perché, allora, non destinare alla crescita, e soltanto a quella, l'emissione di specifici Eurobond, ovvero di Eurobond "plus", come li abbiamo chiamati (ma il nome ha poca importanza), finalizzati a finanziare soltanto la ricerca di alto livello in ambito comunitario?

Sappiamo già che nessuno Stato della CE è in grado di competere con i Paesi orientali per quanto riguarda la produzione di beni di largo consumo e  di livello medio basso a costi bassissimi.
Possiamo essere, però, molto competitivi per quanto riguarda la ricerca scientifica di alto livello, in tutti i campi. Perché non sfruttare da subito, e meglio di quanto è stato fatto finora, queste potenzialità, questa preparazione scientifica di alto livello, anche se i risultati potrebbero non essere visibili nel breve periodo?


Unire le forze a livello comunitario per incentivare la ricerca significherebbe, infatti, fornire all'Europa quella marcia in più (da qui l'appellativo che abbiamo usato di "Eurobond plus") che le consentirebbe di creare nuove occasioni di lavoro, occupando spazi difficilmente aggredibili da una produzione basata su beni indistinti, di bassa qualità e realizzati con manodopera generica.

A nostro avviso è da combattere una certa visione miope dell'attuale congiuntura finanziaria, che anziché impegnarsi per creare occasioni di lavoro, si illude di risolvere i problemi economici del Paese spingendo i giovani ad accettare lavori non consoni al proprio titolo di studio, mal pagati, di durata incerta e senza alcuna crescita professionale, ovvero a mortificare la professionalità di lavoratori esperti con licenziamenti facili, tagli degli emolumenti e collocamento arbitrario nel limbo delle varie casse integrazioni, comunque denominate, o ancora puntando sull'outsourcing semplicemente per poter gestire privatamente attività finora espletate in ambito pubblico, ma senza alcuna attenzione all'efficienza, all'efficacia ed alla qualità ottimale del risultato, come abbiamo purtroppo già sperimentato negli ultimi anni.

Anziché indirizzare i giovani verso esperienze demotivanti e dequalificanti, anziché avviare una sorta di lotta generazionale o territoriale finalizzata alla spartizione degli scarsi "bocconi" residui, anziché spingere tutti ad adeguarsi ad un livello lavorativo sempre più scadente, mal pagato e precario, perché non utilizzare i nostri soldi (vale a dire quelli pagati con le nostre tasse e gestiti dai nostri Governi) per dare a tutti noi, popolo europeo, la speranza di un futuro costruito insieme, con gli sforzi, la buona volontà, le capacità e quindi anche i soldi di tutti?

Non si costruisce un'Europa unita sottolineando le reciproche differenze, scaricando l'uno sul'altro le colpe vere o presunte di ciascuno, e nemmeno affamandoci tutti allo stesso modo.
Una Nazione si costruisce con una comune collaborazione continua, ed anche faticosa, con un coraggio comune ma fuori dal comune, con un'intraprendenza comune e con una comune volontà di riuscire.

Se vogliamo uscire da questo pantano, a nostro avviso, occorre dunque avviare seriamente la costruzione di una Nazione europea, e per riuscirci occorre prima di tutto investire - e molto - sulla ricerca, una ricerca altamente competitiva a livello comunitario, che dia risultati condivisibili a livello comunitario. Puntiamo quindi a finanziarla con strumenti specifici, ad hoc, creando a questo scopo, e solo per questo, gli Eurobond "plus"; siamo convinti che nemmeno l'ostica Germania si tirerebbe indietro.
Facciamo vedere a tutti quanto valgono ancora questi europei, dimostriamo al mondo intero di non essere figli di un continente vecchio e decadente, ma di un continente antico e sapiente che ha ancora molto da dire e da insegnare a tutti.

Chissà se qualcuno ci ascolterà.

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