“Che hanno a che fare i minatori cileni con il ministro Brunetta?”, vi chiederete.
Se non le ambizioni, almeno le competenze del nostrano Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, sicuramente non arrivano tanto lontano.
Eppure, se si parte dal presupposto (come fa appunto, tra gli altri, il Ministro Brunetta) che i principi di economicità, efficienza e produttività che contraddistinguono il mondo dell’imprenditoria privata sono in grado di produrre analoghi benefici effetti anche su quello della pubblica amministrazione, allora pure la vicenda dei minatori cileni rimasti intrappolati nella miniera di San Josè per più di due mesi, può servire da esempio per fornire utili spunti di riflessione per quanto riguarda l’applicazione di quei medesimi principi privatistici al sistema organizzativo di una pubblica amministrazione.
Accantoniamo per un momento i risvolti drammatici della vicenda, le paure e le angosce condivise, anche se vissute in modo diverso, dai diversi protagonisti, sopra e sotto la superficie della miniera, e fermiamoci a riflettere freddamente sugli aspetti pratici dell’operazione di salvataggio.
Da un punto di vista strettamente tecnico organizzativo, infatti, in Cile è stato necessario far fronte ad un evento imprevisto, potenzialmente letale (e sicuramente spaventoso) per trentatré lavoratori, mettendo a punto in tempi rapidissimi un progetto risolutivo, da attuare ancor più rapidamente, per riportare in superficie gli operai rimasti intrappolati nella miniera, assicurandone al tempo stesso il sostentamento fisico e morale per tutta la durata delle operazioni di soccorso.
I testimoni raccontano che il lavoro dei soccorritori è stato febbrile, sicuramente anche perché stimolato da una emozione forte, quale è quella di riuscire a salvare delle vite umane, ma l’emozione, per quanto forte, non è certo condizione sufficiente per garantire la riuscita di un progetto, foss’anche di un progetto senza alcuna pecca tecnico organizzativa.
La difficile missione affidata ai soccorritori locali ed internazionali che hanno lavorato fianco a fianco durante questi lunghi giorni, nonostante le enormi difficoltà, è stata invece portata a termine con una drastica riduzione dei tempi inizialmente previsti per la conclusione dell’operazione.
A detta di chi vi ha partecipato, quello che è stato essenziale per il raggiungimento di questo risultato, vale a dire la messa a punto di un sistema di salvataggio in grado di portare alla luce i minatori con un anticipo di oltre due mesi rispetto alle iniziali previsioni, è stata la collaborazione straordinaria di tutti i soccorritori, locali e stranieri.
Chi ha preso parte alle operazioni di soccorso ha affermato, infatti, che a garantire il successo dell’operazione è stato proprio il lavoro di équipe, la mancanza di competizione e l’esistenza di un unico obiettivo comune, vale a dire quello di raggiungere il prima possibile i minatori.
Esattamente quello che manca alla recente riforma della Pubblica Amministrazione.
Se le operazioni di soccorso, in Cile, fossero state organizzate con i criteri stabiliti dalla riforma Brunetta, ci chiediamo se avrebbero potuto essere raggiunti risultati altrettanto positivi nei medesimi tempi.
Una collaborazione positiva quale quella realizzata in Cile, sembra difficilmente conciliabile, infatti, con gli esiti principali della recente riforma della pubblica amministrazione; con una premialità inficiata alla base da una presunzione legale di inefficienza per un terzo dei dipendenti; con una valutazione della performance affidata ad un sistema di misurazione indefinito e allo stato attuale indefinibile, per di più spesso delegato a quegli stessi dirigenti che si sono già dimostrati incapaci di far funzionare il proprio ufficio, salvo intascare ugualmente e per intero il salario accessorio collegato al raggiungimento dei propri obiettivi; con la punizione generalizzata e sommaria di tutti i lavoratori, a partire dai soggetti più deboli, come i veri malati, anziché diretta a colpire gli autentici colpevoli, gli inetti, gli svogliati, i disonesti.
Se a tutto questo si aggiunge che perfino il riconoscimento del merito, nella pubblica amministrazione, è ormai visto come una chimera, anziché essere perseguito come una occasione per creare anche nei meno interessati una vera attenzione verso il lavoro, ci si chiede quali prospettive e quali scenari si offrano, a questo punto, non solo al lavoro pubblico italiano, ma anche alla società civile che di un servizio pubblico efficiente e motivato ha sicuramente necessità.
Fortunatamente, in Cile, le operazioni di salvataggio sono proseguite con la collaborazione fattiva di tutti i partecipanti, lontano dai criteri di produttività ed efficienza che sono alla base della riforma della pubblica amministrazione italiana.
Link: Minatori cileni anche sul blog di Beppe Grillo
mercoledì 13 ottobre 2010
I minatori in Cile e il Ministro Brunetta
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