Già in un post del 27 aprile 2010 abbiamo denunciato alcuni aspetti di ingiustizia burocratica del meccanismo fiscale del nostro Paese, naturalmente a sfavore del mondo del lavoro dipendente e di quello dei pensionati. Non che il meccanismo attuale di imposizione fiscale ci soddisfi, tutt'altro; è solo che almeno per il momento vogliamo focalizzare l'attenzione sul solo aspetto burocratico di tale meccanismo.
A un anno di distanza dal nostro precedente post, ci siamo resi conto che la situazione che avevamo denunciato non è affatto migliorata, al contrario: la burocrazia, nel suo piccolo, è riuscita addirittura a complicare e a peggiorare ulteriormente le cose, semplicemente eliminando anche qualcosa che funzionava.
Chi ci segue sa bene che dal 1° marzo di quest'anno le competenze delle Direzioni Territoriali dell'Economia e delle Finanze sono state riallocate alle Ragionerie Territoriali dello Stato, vale a dire a quegli stessi Uffici ai quali, in precedenza, era affidato il controllo contabile degli atti emessi dalle DTEF. Sorvoliamo, per ora, anche sulla brillante idea di far coincidere nel medesimo soggetto le funzioni di controllore e di controllato.
Tra le tante competenze che sono passate da una sede territoriale all'altra, teoricamente avrebbe dovuto esserci anche quella dell'assistenza fiscale per la elaborazione dei modelli 730 quale sostituto d'imposta, riservata cioè non solo a tutti i lavoratori delle varie sedi, ma anche a quelli che da tali stesse sedi ricevono normalmente il cedolino dello stipendio (a seguito di convenzioni con l'Amministrazione di appartenenza) o di pensione.
Abbiamo usato il termine "teoricamente", perché in realtà in molti casi ciò non è avvenuto. Nel caos che è seguito alla chiusura delle DTEF (i cui effetti negativi, peraltro, sono ben lontano dall'essersi esauriti, anzi, sono tutt'altro che pienamente manifesti), una delle prime spiacevoli decisioni dell'Amministrazione per fare fronte alla imponente perdita di personale preparato ad affrontare la elaborazione dei modelli 730, è stata quella di cessare il servizio, semplicemente. L'utenza è stata pregata, pertanto, di rivolgersi ad altra RTS che si renda disponibile, sempre in teoria, in pratica (a meno di non voler affrontare una trasferta in altra città) direttamente ai CAF per gli adempimenti del caso.
Da un punto di vista formale l'utenza non avrebbe nulla da perdere, in teoria. La semplice consegna del modello pre-compilato è gratuita tanto presso il datore di lavoro quanto presso il CAF. Chi ci è passato in questi giorni, però, sa bene che le cose non stanno proprio così. A chi importa, però, se al contrario dell'ex collega della DTEF, l'addetto al CAF si fa pagare anche per rispondere ad una domanda sciocca, ad un quesito di poco conto e di semplicissima soluzione? Forse qualche esperto di efficienza avrà addirittura contabilizzato come risparmio per la spesa pubblica, la somma che verrà versata dallo Stato ai CAF anziché sul salario accessorio di chi svolgeva quello stesso servizio con costi inenarrabilmente inferiori. Ma chi se ne accorgerà?
A quanto pare, del resto, anche l'INPS ha cessato questo medesimo servizio in favore dei propri dipendenti, nonostante l'alta informatizzazione già raggiunta dalla procedura. Anche in questo caso saranno i CAF a farsi carico del lavoro aggiuntivo che ne consegue. Forse è così che si intende incentivare l'economia, trasferendo il medesimo lavoro da un posto all'altro, come se si trattasse di una sorta di catena di S.Antonio, in cui non aumenta la produttività, non si accresce la ricchezza, la si sposta soltanto, senza distribuirla equamente però.
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